Mappato l’Italian Sounding agroalimentare in Asia

Mappato l’Italian Sounding agroalimentare in Asia

Ad incidere sul fenomeno, che interessa in particolare condimenti, surgelati, piatti pronti e pasta, anche la scarsa presenza di prodotti Made in Italy

(AGRA) – Assocamerestero – l’Associazione delle 81 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) e Unioncamere – ha realizzato la mappatura dell’Italian Sounding agroalimentare in Asia.

L’indagine, condotta da Assocamerestero in collaborazione con le 8 Camere di Commercio presenti in Cina (Hong Kong, Pechino), Corea del Sud (Seoul), Giappone (Tokyo), India (Mumbai), Singapore (Singapore), Thailandia (Bangkok) e Vietnam (Ho Chi Minh City), analizza caratteristiche e peculiarità del fenomeno del ricorso improprio a denominazioni che si rifanno all’Italia per indurre all’acquisto di prodotti non italiani, valutando l’impatto che determina sull’export delle aziende food & wine Made in Italy nell’Area asiatica.

L’analisi si inserisce nel contesto del Progetto “True Italian Taste”, promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito della Campagna di promozione del cibo 100% Made in Italy.

Oltre 600 i prodotti Italian Sounding mappati. La categoria più colpita dal fenomeno è quella dei condimenti, ovvero salse, sughi, oli con il 26,8% dei prodotti che evocano l’autentico Made in Italy acquistati in Asia. Al secondo posto, i surgelati e piatti pronti (con una quota del 19,6%), seguiti a brevissima distanza dalla pasta (19,1%), mentre i prodotti lattiero-caseari si attestano al 17,5%.

Molteplici i fattori che contribuiscono alla diffusione dell’Italian Sounding; la difficoltà di reperimento dei prodotti italiani autentici sui mercati esteri è una concausa di rilievo che induce il consumatore locale ad affidarsi alle etichette dei prodotti di imitazione italiana. Ciò è quanto rilevato, ad esempio, in Cina per i formaggi italiani scarsamente presenti sul mercato locale; a far presa diventano allora i rispettivi prodotti Italian Sounding come il “Parmesan” importato dagli Usa, che però riecheggia l’italianità solo nel nome.

La riduzione di costo dei prodotti Italian Sounding a dispetto del vero Made in Italy costituisce un ulteriore fattore chiave nell’orientare la scelta del consumatore estero verso “le imitazioni”. Tra i prodotti con gli abbattimenti di costo più significativi, al primo posto c’è la pasta (-30,7%), seguita da surgelati (-21,6%) e condimenti (-11,9%). Tra i singoli mercati, Hong Kong è il Paese in cui la riduzione di prezzo della pasta raggiunge l’apice con il -71% rispetto al costo dell’analogo prodotto autentico.

Analizzando i singoli mercati, per i condimenti Italian Sounding si registra un livello di diffusione superiore alla media (51,2%) in India in cui rappresentano la metà dei prodotti di imitazione italiana presenti nel mercato; seguono Corea del Sud (43,4%) e Cina (31%). Tra i condimenti Italian Sounding più apprezzati in Asia ci sono il “Ragu Pizza Sauce”, una salsa al ragù in cui però la carne non è presente, il pesto prodotto con timo e rosmarino al posto del basilico e l’aceto balsamico di Modena prodotto in Germania, fino ad arrivare a condimenti evocativi dell’Italia non presenti nella cucina italiana.

A Singapore la pasta è l’alimento Italian Sounding più diffuso (38,6%) importato in particolare dall’Australia. Spaghetti, fusilli ma anche penne e maccheroni le tipologie più conosciute sui mercati asiatici con un’assenza pressoché totale della pasta fresca.

Un’espansione piuttosto rilevante si registra in Thailandia (42,3%) e a Singapore (34,1%) per i latticini, importati da Paesi quali Usa, Australia e Germania con la mozzarella che rappresenta quasi la metà dei prodotti imitati del comparto (47,7%).

In Cina, un terzo del food Italian Sounding è composto da surgelati e piatti pronti (soprattutto pasta e pizza surgelati) con i condimenti che si attestano al secondo posto (31%). Pizza surgelata e gelato che richiamano l’Italia sono fortemente presenti in Vietnam (23,3%), mentre a Hong Kong i latticini sono i più imitati con circa un quarto del totale dei prodotti presenti sul territorio (24,5%).

“Le prospettive di sviluppo dell’export Made in Italy e la competitività dei prodotti italiani – ha dichiarato Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero – passano inevitabilmente attraverso la consapevolezza e la conoscenza approfondita del fenomeno dell’Italian Sounding. La mappatura rappresenta in questo senso un tassello importante in quanto evidenzia come alla base della diffusione dei prodotti di imitazione ci sia spesso non solo una ridotta conoscenza ma anche un problema di presenza e posizionamento sui mercati esteri del Made in Italy. Per contrastare questo fenomeno e valorizzare la qualità della filiera italiana risulta pertanto fondamentale portare avanti – di concerto con la Rete delle CCIE e le Istituzioni – azioni mirate di valorizzazione e sostegno del nostro sistema produttivo; ciò vale in particolare in una fase come quella attuale caratterizzata dalla ridefinizione di assetti e degli equilibri geoeconomici commerciali”.

(riproduzione riservata)