Più attenzione al canale ingrosso

Più attenzione al canale ingrosso

In Italia sono attivi 168.000 ristoranti, 149.000 bar, 3.000 mense e società di banqueting (dati Camere di Commercio 2014): tutti questi operatori non potrebbero gestire le proprie attività se a rifornirli con continuità non ci fossero grossisti specializzati nei diversi prodotti e operatori specializzati nel foodservice.

Il grossista alimentare da sempre non riceve molto apprezzamento dal settore produttivo, ma anche dai consumatori: spesso l’intermediazione commerciale viene considerata come parassitaria e accusata di essere responsabile di una lievitazione sproporzionata dei costi. Questo atteggiamento contro il mercantilismo trova origine in una visione fisiocratica della società, forse valida al tempo di Quesnay, ma oggi sicuramente sorpassata. Innanzitutto è bene precisare che con l’avvento di internet gli spazi per la speculazione commerciale si sono praticamente ridotti. Oggi è possibile conoscere i prezzi dei prodotti e la loro evoluzione in ogni istante. Sono quindi scomparse quelle figure che riuscivano a realizzare profitti grazie a rendite di posizione. La figura del grossista si è andata evolvendo e oggi svolge un ruolo determinante nel canale Horeca. Pensiamo al settore delle bevande, dove grossisti e distributori svolgono una funzione essenziale nell’informare, assistere e rifornire con continuità la propria clientela. Molti grossisti, inoltre, si sono trasformati in aziende di foodservice supportando con un servizio completo le decine di migliaia di ristoranti, hotel ed esercizi pubblici che costellano la nostra Penisola. Un servizio che non conosce soste, non esistono feste comandate od orari, in ogni momento queste aziende sono in grado con professionalità di rispondere alle richieste della loro clientela.

Ebbene, le decine di migliaia di esercizi pubblici non potrebbero ogni mattina aprire i battenti senza un servizio puntuale di forniture. In questi giorni Agra sta completando l’aggiornamento dell’Annuario Catering & Ingrosso Alimentare in Italia. In questo lavoro non mancano le sorprese. Complice anche la crisi che ha colpito duramente le aziende marginali, liberando nello stesso tempo mercato per le aziende più strutturate e solide, la gran parte delle aziende operanti nell’ingrosso, pur in un periodo di difficolta per i consumi fuori casa, sono cresciute: non parliamo solo del leader del settore Marr che è passato dagli 1,2 miliardi di euro del 2013 a quasi 1,5 nel 2015, ma la stessa crescita ha caratterizzato almeno un centinaio di aziende nella fascia tra i 100 e i 400 milioni di euro. Un settore che negli anni ha cambiato volto ed è in buona salute, ma che è trascurato dai produttori del food & beverage: spesso per inseguire i buyer della Grande distribuzione non si colgono le possibilità che offre il canale Horeca. Per segnalare quanto sia grave questa disattenzione è sufficiente indicare che i consumi alimentari nel fuori casa oggi in Italia rappresentano il 33% dei consumi alimentari complessivi ed è noto che in tutte le società sviluppate si assiste ad una crescita dei consumi fuori casa; in alcuni Paesi, come gli Usa, hanno già superato i consumi in casa, mentre in Europa la Spagna e il Regno Unito si preparano al sorpasso. Ma non sono solo gli aspetti quantitativi che dovrebbero consigliare la produzione a prestare più attenzione all’Horeca. Questo canale è molto ricettivo per le novità di prodotto e le innovazioni di servizio; ha infatti la necessità di incuriosire e attrarre l’attenzione della propria clientela su nuove proposte e prodotti e da questo punto di vista può essere un alleato interessante per le piccole e medie aziende che hanno idee da proporre.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com