Vino: tutela delle D.O. dai termini evocativi, proposta di Federdoc

Vino: tutela delle D.O. dai termini evocativi, proposta di Federdoc

Limiti alle dimensioni in etichetta dei caratteri per colmare il vuoto del regolamento CE 607/09

(AGRA) – Introdurre dei limiti dimensionali ai caratteri con cui si riportano in etichetta i termini enologici. Questa la proposta di Federdoc per colmare il vuoto legislativo del Regolamento CE 607/09 sull’utilizzo dei termini enologici che possono evocare nomi di Denominazioni di origine (Do). Secondo Federdoc, le dimensioni dei caratteri in etichetta non dovrebbero superare la metà delle dimensioni dei caratteri utilizzati per le Denominazioni di origine.

“La sovrapposizione terminologica – sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc – inevitabilmente induce in confusione. Una possibile soluzione potrebbe essere affidata appunto alla potenzialità di comunicazione dell’etichetta che, attraverso una gerarchia studiata nelle dimensioni dei caratteri, consentirebbe al consumatore di comprendere alcune sostanziali differenze, minimizzando quella confusione che, giocoforza, crea un danno al concetto stesso di vini a Do. Si tratta di un escamotage o forse semplicemente dell’applicazione della vecchia formula “il minore dei mali”; ma, vista la difficoltà di uscire da questa impasse, forse l’unica strada percorribile”.

Sulla necessità di disciplinare l’utilizzo di termini enologici che possono indurre il consumatore in confusione si sono espressi anche Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, e Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio dell’Asti.

“Si tratta di una proposta fondamentale e di buon senso – ha affermato Zanette – sulla base della medesima ratio che, a Regolamento vigente, limita, in etichetta, l’uso dei nomi o degli indirizzi che contengono o sono costituiti da una Do o da una Ig. Potremmo così disporre di elementi oggettivi capaci di mettere all’indice almeno parte dei fenomeni evocativi che già da tempo segnaliamo alle autorità competenti e rispetto ai quali – in assenza di una precisa indicazione normativa – ci troviamo, molto spesso, a discutere in sede giudiziaria, con esiti rimessi alla cultura del paese e alla sensibilità del singolo giudice”.

“Sulla questione in oggetto – ha sottolineato Bosticco – esprimo il mio apprezzamento trattandosi di un’ulteriore proposta che ha come finalità quella di fornire al consumatore informazioni chiare e di corretta comunicazione. Al riguardo, in materia di etichettatura, siamo stati tra i primi a inserire nel nostro disciplinare norme che stabiliscono precisi rapporti di dimensioni tra i caratteri della denominazione Asti e i marchi privati proprio per assicurare e garantire l’indispensabile legame con il territorio di provenienza”.

(riproduzione riservata)