“A salario di merda, lavoro di merda”

“A salario di merda, lavoro di merda”

Questo era il titolo dell’Unità del gennaio 1928 che invitava allo sciopero contro la riduzione dei salari. Il titolista di allora sicuramente non conosceva la “Teoria del salario di efficienza”, ma lo slogan che incitava l’allora classe operaia allo sciopero riassume molto bene quello che avviene oggi in economia. Ecco alcuni esempi: Walmart, in testa alla classifica dei più importanti retailer del mondo, era noto per i bassi salari che dava ai propri dipendenti e per una gestione del personale molto rigida, ma dopo che nel 2015 il colosso americano ha visto per la prima volta nella sua storia scendere i ricavi ha cambiato rotta. Un sondaggio con cui aveva chiesto ai propri clienti di fornire via web un parere rispetto all’esperienza di acquisti lo ha fatto riflettere: bagni sporchi, file interminabili alle casse, scarsa assistenza e personale distratto. A questo punto il ceo, Doug Millon, ha deciso di correre ai ripari innanzitutto alzando i salari e investendo in formazione per i propri dipendenti. Il cambiamento introdotto dal management di Walmart non ha riguardato solo la busta paga, ma ha investito anche le opportunità di carriera individuando percorsi di sviluppo professionale che consentissero a tutti di crescere in azienda. I risultati di queste azioni sono stati sorprendenti: i sondaggi condotti appena un anno dopo tra i propri clienti hanno rivelato un maggiore livello di soddisfazione e le vendite hanno ripreso a correre. Per restare in America, Howard Schultz, il patron di Starbucks, ha sempre avuto una vocazione sociale e un’attenzione particolare all’esercito sterminato dei suoi 285.000 dipendenti presenti in 75 paesi. In un mercato del lavoro americano all’insegna della precarietà, Starbucks ha da anni provveduto alla copertura sanitaria dei suoi dipendenti, ai quali offre anche la possibilità di laurearsi a spese dell’azienda, soprattutto frequentando corsi universitari online. Di fronte, poi, alla minaccia di Trump di alzare muri e cacciare gli immigrati, ha lanciato la sfida di assumere 10.000 rifugiati. In risposta a questa iniziativa la SuperPac di Donald Trump ha lanciato un twit: “Starbucks discrimina gli americani assumendo 10.000 rifugiati, compra il caffè da McDonald’s, è più buono e costa meno”. Ma sembra che il boicottaggio abbia avuto l’effetto contrario, con vendite di Starbucks in impennata.

Occorre anche osservare che stipendi più alti e buone condizioni di lavoro hanno anche l’effetto di attirare in azienda le risorse umane migliori. Significativo, al riguardo, è il fatto che Giuseppe Medici negli Anni 50, al momento di essere nominato a capo dell’Ente Maremma che doveva guidare la Riforma agraria, ottenne con un lungo braccio di ferro con il Governo di poter remunerare i propri dipendenti con stipendi più alti di quelli in vigore nell’allora ministero dell’Agricoltura con il risultato di poter selezionare migliori quadri da inserire nell’organico impegnato nella sfida della Riforma agraria, una delle più importanti realizzazioni del dopoguerra. Ma, per arrivare ai giorni nostri, sono molti anche in Italia gli esempi positivi di aziende che riescono a crescere anche grazie all’attenzione che prestano al Capitale Umano. Segnalo, uno per tutti, come esempio positivo Cucinelli, un caso di successo non solo aziendale, ma anche di politiche sociali nei confronti dei dipendenti. Anche il mondo della distribuzione sembra prestare maggiore attenzione rispetto al passato alle politiche sociali. Bellissimo è il claim di Conad Persone oltre le cose e Coop da anni presenta il suo rapporto sociale in cui evidenzia anche le iniziative nei confronti del personale.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com