Conad-Auchan: le criticità dell’operazione

Conad-Auchan: le criticità dell’operazione

L’operazione Conad-Auchan sta rivelando alcuni punti critici. In primo luogo per quanto riguarda l’occupazione. Conad indica in circa 3.000 su 18.000 i lavoratori che nell’immediato non saranno assorbiti nella riconversione dei punti vendita da Auchan in Conad. In effetti, fanno notare i sindacati, dei 1.600 punti vendita acquisiti, al mese di ottobre solo 109 (i più grandi) sono stati inseriti nella rete Conad, per un totale di 5.700 dipendenti coinvolti. Naturalmente i sindacati scalpitano: “Non siete riusciti a garantire le tutele della prima tranche di lavoratori, figuriamoci se riuscirete a risolvere quella dei restanti ancora in bilico”.

Che l’operazione fosse complessa era ben noto ai dirigenti di Conad; ma se è vero, come sottolineano loro stessi, che i problemi non si possono risolvere con la bacchetta magica, ciò che preoccupa i sindacati è la vaghezza delle indicazioni e dei tempi per assicurare l’occupazione ai lavoratori coinvolti.

Conad, giustamente, in primis si è preoccupato di affrontare i problemi dei punti vendita più grandi, ma nello stesso tempo se non interviene velocemente sulla parte restante della rete, questa si deteriora. Ma proprio qui nascono i problemi: la rete di Conad è essenzialmente concentrata nel canale supermercati e quindi integrare la propria rete vendita con alcuni iperstore e ipermercati può essere coerente con una strategia multicanale (il gruppo ha comunque già annunciato che gli iper Auchan dovranno essere riportati a dimensioni più vicine al format dell’ipermercato Conad). Se quindi per le grandi superfici il problema di integrazione è minore, più difficile è trovare soluzioni per le medie e soprattutto per le piccole superfici. Sono centinaia i punti vendita al di sotto dei 400 mq e per ognuno di questi l’unica soluzione per rilanciarli è individuare un imprenditore che se ne occupi. Inoltre, in alcune regioni, segnatamente Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, le due reti di vendita rischiano in qualche modo di cannibalizzarsi. Nelle acquisizioni del passato, ad esempio quella conclusa con Rewe, Conad è riuscito ad assorbire la rete del gruppo tedesco senza grandi contraccolpi sia perché l’acquisizione ha riguardato poche decine di punti vendita sia, soprattutto, perché questi erano per lo più localizzati in aree dove Conad era scarsamente presente. Grazie alla forza dell’insegna e alla qualità dell’offerta, quasi tutti i punti vendita ex Billa sono stati rilanciati. Oggi l’operazione è più complessa e rischia, almeno in alcune aree, di penalizzare la rete di vendita tradizionale di Conad. A questo riguardo non bisogna dimenticare la natura stessa di Conad, cooperativa di imprenditori, alcuni dei quali potrebbero risultare penalizzati dall’integrazione di Auchan, con conseguenti malumori nella base sociale. Certamente, come è stato preannunciato, alcuni punti vendita potrebbero essere ceduti ad altre aziende con l’impegno di assumere gli attuali dipendenti, ma anche questa strada non è facilmente percorribile. Gli acquirenti ideali potrebbero essere aziende attive nel non food; ma se Atene piange, Sparta non ride (la distribuzione non food è messa peggio di quella alimentare) e anche gli skill del personale da reimpiegare sono difficilmente conciliabili con quelli di altre attività e anche le location spesso non sono funzionali. Un’altra strada potrebbe essere quella del coinvolgimento di altri operatori della distribuzione alimentare, ma anche questa è un’ipotesi di difficile e lunga realizzazione: non si capisce perché un concorrente di Conad debba acquisire dei punti vendita non redditizi accollandosi anche il personale.

Come si vede, l’operazione portata avanti da Conad è piena di ostacoli e la speranza di tutti noi e che si concluda positivamente.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com