Verso una discountizzazione della distribuzione europea

Verso una discountizzazione della distribuzione europea

Patrizio Podini, patron del gruppo MD, prevede che nei prossimi 10 anni i primi cinque gruppi discount deterranno una quota di mercato del 27% rispetto all’attuale 15%. Previsione ottimistica? Direi realistica, almeno dopo avere esaminato i dati elaborati da Mediobanca che evidenziano come i discount, e in particolare Eurospin, MD e Lidl, abbiano chiuso il quinquennio 2013-2017 con la maggiore crescita media annua delle vendite (+9,7%). Si segnala anche che ancora non è presente nell’analisi di Mediobanca il contributo alla crescita del canale di Aldi che nel 2018, in nove mesi, ha già aperto 45 punti vendita.
Ma se cresce il discount chi ne sarà penalizzato? Saranno, in particolare, le catene che negli anni passati hanno puntato sullo sviluppo degli ipermercati, oggi fonte di guai soprattutto per i reparti non food, mentre avranno più chances i gruppi con forte presenza nei supermercati (in effetti oggi gli stessi discount sono diventati supermercati attraverso l’allargamento delle referenze, compresi i freschi e i banchi a servizio).
Si va quindi verso una discountizzazione della distribuzione in Italia? Direi di sì! Ma la tendenza è evidente anche in Europa.
Allargando l’orizzonte a quanto avviene nel continente, si evidenzia che in alcuni Paesi il discount già supera il 20% di quota di mercato.
Ecco una panoramica realizzata utilizzando i dati del nuovo annuario Agra della Distribuzione in Europa 2019.
In Gran Bretagna fino a pochi anni fa il discount aveva un peso limitato, ma negli ultimi tempi le cose stanno velocemente cambiando; sebbene le big four Tesco, Asda, Sainsbury’s e Morrisons abbiano ridotto il divario di prezzo con i discount, continuano a perdere quote e utili. Così Sainsbury’s ha riportato tre anni di calo degli utili e un quarto è previsto dagli analisti. Asda ha visto negli ultimi due anni gli utili in caduta libera. In questo quadro vanno viste le recenti aggregazioni come l’accordo tra Asda e Sainsbury’s e l’acquisizione per 4 miliardi di sterline da parte di Tesco di Booker, specializzato nel foodservice dove i margini sono ancora interessanti. Oggi Lidl e Aldi nel Regno Unito detengono insieme una quota del 13%, dato in continua crescita.
In Francia Lidl, Aldi, Leader Price e Netto (Intermarché), più altre catene minori, contano insieme qualcosa come 20 miliardi di euro; Lidl da sola realizza oltre 10 miliardi di euro con 1.500 punti vendita.
In Germania, la patria del discount, Aldi, Lidl, Penny, Netto, Norma e altre insegne detengono una quota di oltre il 40% e alcuni analisti indicano un’ulteriore crescita del 2% entro il 2020.
In Spagna Lidl, Aldi e Dia realizzano un giro di affari di oltre 12 miliardi di euro.
In Polonia da solo Biedronka realizza un giro di affari di 11,7 miliardi di euro, cui si aggiungono circa 2,5 miliardi che si dividono tra Aldi, Lidl e Netto, arrivando così a una quota di mercato superiore al 30%.
Di fronte a questa avanzata i principali retailer si trovano in difficoltà non solo per le perdite di mercato, ma soprattutto per la riduzione dei margini a causa della concorrenza sempre più accentuata tra i diversi canali.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com