L’etica nella distribuzione

L’etica nella distribuzione

La notizia dello stop alle aste a doppio ribasso, che fa parte del protocollo d’intesa firmato dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, con Giovanni Cobolli Gigli per Federdistribuzione e Sergio Imolesi di Ancd Conad, per promuovere un codice etico e pratiche commerciali leali merita alcune considerazioni. Prima di tutto una spiegazione: cosa sono le aste a doppio ribasso e come funzionano? Il meccanismo è semplice: molti gruppi della distribuzione chiedono ai loro fornitori di commodity, ma non solo, un’offerta ad esempio per un milione di litri di latte uht. Ebbene il prezzo più basso viene assunto come riferimento per una nuova asta, ovviamente al ribasso. Un meccanismo diabolico che porta i fornitori, pur di aggiudicarsi l’asta, ad offerte sottocosto che in alcuni casi sono state all’origine di crisi irreversibili. Un meccanismo indicato dai distributori, che lo difendono come trasparente. Ma non è così visto che tutte le informazioni su chi partecipa sono in mano a chi organizza l’asta ed è possibile pensare che vi siano delle false offerte per indurre i fornitori ad abbassare ulteriormente i prezzi.

Gli stessi prodotti aggiudicati nelle aste si trovano poi negli scaffali dei supermercati accompagnati da slogan quali “prezzi bassi sempre”, “sottocosto”, “2×1” che campeggiano nei folder e nei poster dei supermercati, ma nessuno si domanda chi ci rimette se un prodotto è sottocosto!

Se quindi la firma del protocollo al ministero è da accogliere positivamente, vengono spontanee alcune domande. La prima è come si comporteranno i gruppi che non fanno parte delle associazioni firmatarie (vedi Eurospin), la seconda è legata al fatto che molte insegne italiane aderiscono a supercentrali europee che continueranno ad organizzare aste elettroniche.

Ma oltre alle aste elettroniche, i fornitori della distribuzione si trovano come parte debole a subire modifiche unilaterali dei contratti in un periodo successivo alla loro stipula, come l’imposizione di sconti, anche retroattivi, il listing fee e numerosi altri balzelli. Difficilmente il fornitore è in grado di opporsi a queste pratiche e nonostante alcune di esse siano illegali, non ricorre alle “carte bollate” per paura del delisting.

Occorre anche dire che non per tutti i grandi gruppi è così e che in particolare le multinazionali del food&beverage, grazie alla forza dei loro marchi, sono in grado di rispondere alle pressioni della Gdo. Il risultato è che spesso avviene che la Gdo sia forte con i deboli e debole con i forti.

Un altro paradosso sta nel fatto che mentre che negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione della distribuzione nei confronti del consumatore su temi legati all’etica e alla sostenibilità, non altrettanto avviene nei confronti dei fornitori che trovandosi pressati dalla distribuzione a loro volta si rifanno in particolare sui milioni di produttori agricoli, che a loro volta sono anche consumatori.

L’etica o è per tutti o per nessuno!

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com