Antitrust: GranaParmalat no, Mondazzoli sì?

Antitrust: GranaParmalat no, Mondazzoli sì?

L’operazione di acquisizione del settore libri di Rizzoli da parte di Mondadori, almeno stando all’entusiasmo della Borsa, è considerata cosa fatta. Si andrebbe così a creare un colosso con un fatturato di oltre 550 milioni di euro e una quota di mercato nei libri trade (narrativa, saggistica) pari a circa il 40%, al 25% nella scolastica e addirittura al 70% nei tascabili. Secondo quanto ha affermato Stefano Mauri del Gruppo Gems, in nessun Paese europeo esiste una concentrazione di queste dimensioni. Si aggiunga poi che il mercato editoriale in Italia si caratterizza per un’altra singolarità: le più grandi case editrici controllano, oltre alla produzione editoriale, i distributori e anche catene di librerie. Questo naturalmente crea difficoltà alle case editrici più piccole, che si trovano a competere in un mercato in cui le grandi controllano l’intera filiera.
Cosa farà l’Antitrust quando dovrà esaminare il dossier? I rumors danno per scontata l’approvazione, anche tenendo conto che in precedenza nulla ha obiettato rispetto al recente matrimonio tra i due distributori Messaggerie Libri e Feltrinelli Pde che vanno a detenere il 55-60% del mercato, con una clausola che somiglia molto a un flatus vocis, subordinandolo “a misure idonee a sterilizzarne gli effetti anti-concorrenziali nei riguardi degli editori medio-piccoli”. Non deve sfuggire, poi, la specificità del settore editoriale: in questo caso il pericolo non è solo la concentrazione del mercato ma è in gioco la diversità culturale, che può essere messa in discussione dalla nascita di monopoli nel settore.
Mentre l’Antitrust è stata larga di manica, come si è visto, nell’autorizzare l’operazione Pde-Messaggerie, stupisce il fatto che più volte si è pronunciata negativamente su operazioni che riguardavano il settore primario, come quando fu ipotizzata la fusione tra Granarolo e Parmalat (poi finita ai francesi di Lactalis), e quello distributivo imponendo il recente scioglimento di Centrale Italiana che associava Coop, Sigma, Il Gigante e Despar. Questi pronunciamenti nel tempo hanno prodotto una “condanna” al nanismo dell’industria alimentare e della Gdo con il risultato che, salvo rare eccezioni, le imprese non hanno la dimensione per svilupparsi sui mercati internazionali e spesso diventano preda dei grandi gruppi multinazionali.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com