Nutriscore, la follia di chi parla a vanvera

Nutriscore, la follia di chi parla a vanvera

Salvini ha titolato un suo post “Qui siamo alla follia” aggiungendo “Questo supera ogni confine di idiozia: semafori rossi per metterci in guardia dai prodotti della dieta mediterranea, semafori verdi per bibite come la Coca Zero!”, e che “l’unico semaforo rosso utile è quello per fermare questi matti”.
Siamo abituati alle sparate di Salvini e alle sue retromarce, come nel caso della Nutella, prima criminalizzata perché realizzata con nocciole turche, ma quando la Ferrero ha precisato che l’Italia non produce nocciole a sufficienza per le sue necessità ha modificato il tiro e si è fatto fotografare sorridente davanti a uno scaffale di Nutella. Ma questa volta a fare un passo falso sul Nutriscore è Federalimentare che in un comunicato riporta una dichiarazione del suo presidente in cui si afferma che “metterebbe sullo stesso piano alimenti molto diversi, a discapito delle eccellenze della dieta mediterranea” e che “ne farebbero le spese prodotti determinanti quali l’olio extravergine di oliva, il parmigiano reggiano e il prosciutto crudo, solo per fare degli esempi”.
Il Nutriscore non “mette sullo stesso piano alimenti diversi”, mette a confronto prodotti confezionati appartenenti alla stessa tipologia, come ad esempio biscotti, lattine di cola, marmellate… Il confronto avviene attraverso una trasposizione grafica delle etichette nutrizionali già presenti sugli alimenti e segnala con una scala di colori e lettere quelli che presentano caratteristiche nutrizionali migliori. Il Nutriscore, quindi, serve a confrontare prodotti della stessa tipologia e non mette, come dice Salvini, sullo stesso piano Coca Cola e Parmigiano Reggiano. Che Federalimentare si opponga al Nutriscore e propenda per altre soluzioni come l’etichetta a batteria (vedi articolo in questo numero Etichettatura, l’Italia contrappone la batteria al semaforo) è accettabile, ma non è corretto che per combattere il Nutriscore si dicano cose inesatte. Tra l’altro, anche l’etichetta a batteria ha i suoi punti deboli: intanto non consente confronti immediati come fa il Nutriscore; inoltre il consumatore dovrebbe andare in giro con il calcolatore per decidere quanti grammi dei singoli prodotti utilizzerà durante i pasti. Il Nutriscore ha il vantaggio di essere semplice e immediato. Inoltre l’industria sarebbe indotta a realizzare prodotti con meno sali, zuccheri, grassi e più ingredienti salutistici. Per rendersi conto dell’improvvisazione con cui l’Italia affronta la questione è sufficiente visitare il sito www.santepubliquefrance.fr e vedere come il Nutriscore è presentato, mentre, nonostante l’affermazione di Federalimentare che segnala che da due anni si sta lavorando sull’etichetta a batteria, se si cerca su internet “etichetta a batteria” si trovano solo dichiarazioni politiche, a partire dall’ex ministro Centinaio, agenzie di stampa, articoli di giornale e un sito di un’azienda privata che si è accaparrato il dominio www.etichettabatteria.it. In definitiva l’etichetta a batteria appare un espediente tipico del nostro Paese per allungare i tempi e creare confusione in vista dell’appuntamento in primavera quando la Commissione europea sarà chiamata a intervenire sulle etichette alimentari.

Sergio Auricchio

auricchio@agraeditrice.com